sabato 16 maggio 2015

REDDITO DI RICERCA, CULTURA E INNOVAZIONE



L'idea del reddito di cittadinanza in linea teorica mi trova d'accordo. Tuttavia è da capire in che modo il provvedimento va fatto per evitare la deriva che si è avuta per esempio in Germania dove puoi essere chiamato in qualsiasi momento per un lavoro di poche ore mal pagato e se non accetti ti decurtano l'assegno fino a togliertelo del tutto. Con questo sistema si può finire in una spirale perversa di sfruttamento col risultato che il reddito garantito può addirittura peggiorare le condizioni di vita delle persone.

Quindi è importante chiarire un punto fondamentale: ti do i soldi per fare cosa?

La risposta abbastanza generica di solito è: ti do i soldi e poi ti offro 3 lavori; se non accetti ti tolgo il reddito. Ma le domande sono:

Che tipo di lavoro mi offri e soprattutto con quali condizioni?
Ci sono delle norme che regolano il salario, le tipologie di lavoro, i contratti etc. o devi accettare qualsiasi cosa ti venga proposto con qualsiasi condizione lavorativa favorendo in tal modo lo sfruttamento da parte delle aziende?
E se per qualche motivo il lavoro non c'è... per quanto tempo prendi l'assegno?

La mia idea sull'argomento è molto semplice e per esplicitarla credo sia utile far riferimento ad un modello di società ultra-semplificato (il modello semplificato aiuta a mettere a fuoco i punti chiave della questione - le conclusioni chiaramente possono essere facilmente esportati a modelli più complessi).

Immaginiamo un villaggio con 100 persone che vive di sola agricoltura. Le 100 persone lavorano tutte nei campi ma le terre coltivabili appartengono soltanto a 10 persone. Inizialmente tutto funziona: l'occupazione è al 100% ed ogni mese ad ogni abitante viene fornita la razione di cibo che gli spetta per il lavoro svolto.
Ad un certo punto però, grazie alle innovazioni tecnologiche, per svolgere lo stesso lavoro occorre solo una persona per ogni campo. Quindi alla fine del mese gli unici a ricevere la razione di cibo sono solo 20 persone: i 10 padroni (che trattengono la maggior parte del raccolto) e i 10 lavoratori. Le altre 80 persone non svolgono nessun lavoro, non ricevono più cibo e non hanno più niente per sopravvivere (un po' lo scenario attuale).
Far lavorare a turno le persone non risolverebbe il problema: se una persona lavora un solo mese e per il resto dell'anno non lavora più... col cibo ottenuto in un mese non può certo arrivare alla fine dell'anno.

È ovvio che in questo modello non possono essere i 10 padroni a risolvere i problemi delle 80 persone che non hanno più niente (a meno che non diventino tutti dei santi e decidano spontaneamente di regalare il cibo a chi non lavora... -improbabile). Anzi è molto probabile che i padroni tentino di sfruttare l'abbondanza di non occupati a proprio vantaggio, cercando di abbassare i salari e peggiorare le condizioni lavorative (il modello proposto da Renzi&Co.). È evidente che lasciando tutto in mano ai 10 padroni il villaggio non potrà mai uscire dalla crisi... anzi... la situazione complessiva è destinata solo a peggiorare nel tempo.

In questo modello di società quindi vanno apportate delle correzioni e deve esserci l'intervento di un soggetto terzo, il capo del villaggio (lo Stato), che deve agire per "normalizzare" la situazione.

In che modo?

Beh, per esempio il capo villaggio (lo Stato) può chiedere ai padroni delle terre di versare parte del cibo in un deposito comune (tasse) che poi verrà distribuito a tutte le persone che non lavorano (reddito di cittadinanza). Con questa piccola correzione si può anche tornare al concetto di turnazione: una settimana lavora una persona, la settimana successiva un'altra e così via. Alla fine tutti lavoreranno di meno e il capo villaggio ridistribuendo il cibo garantirà che tutti abbiano cibo a sufficienza per vivere degnamente.

Questo è il modello che mi pare si avvicini al modello proposto dal M5S e tutto sommato ha una sua logica.

Tuttavia il capo del villaggio può ridistribuire il cibo ma può anche provare ad indirizzare il lavoro delle 80 persone che non trovano occupazione.

Anche qui, in che modo?

L'idea del M5S è quella di impegnare le persone, per qualche ora al giorno, in opere utili per la comunità: curare il verde, fare assistenza etc.etc.

L'idea è buona però andrebbe fatto un ulteriore passo in avanti.

Si possono impiegare le persone in un settore che non sarà mai in crisi: ricerca e sviluppo. Ogni euro investito in questo settore porta ad immediate ricadute positive su occupazione, ricchezza e benessere. Per restare all'esempio del villaggio, invece di tenere le 80 persone "non occupate" a pulire i giardini e potare le piante, si potrebbero sfruttare le loro conoscenze per migliorare o creare nuove macchine per il lavoro nei campi, per migliorare la quantità e la qualità dei raccolti etc.etc. Questo approccio porterebbe ad un immediato miglioramento delle condizioni di vita di tutto il villaggio.

Tornando ai tempi moderni e ad un modello più complesso, come si traduce tutto questo?

Già oggi nelle fabbriche o nei campi, le macchine permettono ad una sola persona di svolgere il lavoro che solo pochi anni fa veniva svolto da 100 persone. Con le stampanti 3D si può (già adesso) creare praticamente di tutto (persino case a basso costo). Già oggi esistono veicoli che non necessitano di conducenti etc.etc. Milioni di posti di lavoro legati alle figure lavorative di operai, autotrasportatori, muratori etc. sono destinati a sparire in tempi relativamente brevi. Si creeranno senz'altro nuovi posti di lavoro in altri settori, ma al centro di tutto ci sarà sempre la ricerca e l'innovazione.

In questo paese ci sono milioni di laureati che o sono a spasso o sono impiegati in lavori inutili e aberranti (tipo call-center tanto per capirci). A queste persone con alta formazione (costata già diverse centinaia di migliaia di euro allo Stato) invece di dare un semplice assegno e tenerli a casa a pulire i giardinetti nell'attesa che qualcuno si presenti con qualche lavoro tipo call center, gli si dia un assegno minimo e la possibilità di lavorare nelle Università o in centri che si occupano di ricerca e sviluppo. Si rimetta la scuola, l'Università, l'arte e la cultura al centro del sistema-paese. Si permetta a queste persone di mettere le loro competenze al servizio del paese.

Scuola e università sono gli unici settori che non saranno mai crisi, per cui li si trasformi realmente (e non solo a parole) nella colonna portante di questo paese.

La domanda che uno magari si pone è: e mica possiamo metterli tutti nell'Università, nella scuola o a fare ricerca?

La risposta è si!  Se si pensa che spendiamo per l'istruzione meno della metà degli altri paesi avanzati e che dal 2008 ad oggi sono stati tagliati più di 10 miliardi!!!... 10-MILIARDI!!!... a scuola e università...

Con 10 miliardi dai un reddito di 10 mila euro annui ad un milione di ragazzi.

Chiaramente nell'Università rimarrebbero sempre i percorsi canonici per fare carriera a cui avrebbero accesso solo i più meritevoli, ma con questo sistema verrebbe a crearsi una base viva che contribuirebbe ad una vera e propria rinascita della ricerca, dell'Università (oggi agonizzante) e del paese in generale.

Una delle obiezioni potrebbe essere: vabbé ma non è che possiamo trasformare la scuola e l'Università in ammortizzatori sociali (un po' quello che ha detto Renzi in questi giorni parlando delle assunzioni nella scuola - sigh)... Ma questa è un'obiezione stupida, perché è ben noto che la spesa indirizzata su istruzione e ricerca non è mai spesa improduttiva, anzi è proprio migliorando istruzione e ricerca che nascono nuove possibilità di lavoro e nuova ricchezza per l'intero paese.

È altrettanto chiaro che non tutti rimarrebbero nell'Università o nella scuola: se è vero che lo Stato ti garantisce un salario minimo e la possibilità di sfruttare le tue competenze, è altrettanto vero che se vuoi un salario migliore devi trovarti un lavoro al di fuori di questo sistema di welfare. Per cui alcuni preferiranno lavorare nel privato, altri daranno vita a delle start-up, altri ancora preferiranno andare all'estero etc.etc. Ma il fatto di sapere che alla fine del percorso di studi le tue competenze non verranno buttate nel cesso e che, anzi, lo Stato non ti abbandonerà e ti garantirà comunque la possibilità di valorizzarle, potrebbe anche essere una forte motivazione per spingere le nuove generazioni a portare a termine tutto il percorso di studi. In tal modo si eleverebbe in maniera automatica il livello culturale del paese (e scusate se è poco).

Giusto per capire di cosa sto parlando e che questi argomenti non sono campati per aria, la Silicon Valley è il risultato di imponenti investimenti pubblici diretti (non sussidi) lungo l'intera catena dell'innovazione, dalla ricerca di base e applicata fino alla fase finale della commercializzazione. Visto che la Silicon Valley si è mostrato un modello vincente... non capisco perché non si possa fare lo stesso in questo paese.

In conclusione lo Stato può e deve indirizzare lo sviluppo del paese, e il modo migliore per farlo non consiste nell'assistenzialismo fine a se stesso (o almeno non solo) ma bisogna puntare tutto su cultura, istruzione e ricerca.

Renzi essendo giunto fino a noi direttamente dal Pleistocene è bravo a fare versi e roteare la clava... ma non pare proprio in grado di spingere il paese nella giusta direzione.

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